Il Gran Giorno

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    Tamashi


    Satozuke

    i5O2NAN Sono circa le dieci del mattino a Requiem, e tutti i negozi iniziano a riaprire. Flussi e flussi di persone iniziano a riversarsi nelle strade fino a poco prima deserte, la città riprende la sua allegria polifonica, e tra questi Tamashi con il suo sacchetto pieno di monete. Aveva intenzione di andare in quel negozietto che da giorni osserva, dove aveva visto una spada che lo attirava veramente tanto, e finalmente, ora che aveva i soldi per permettersela aveva intenzione di andarla a prendere, pace per il pranzo che avrebbe saltato...

    Quella mattina il ragazzo si era alzato particolarmente presto, era stato per caso arruolato l'altro giorno da un banditore per aiutare ad addobbare la città prima del grande discorso del Re. Dato che aveva bisogno di soldi accettò senza problemi. Durante il lavoro il grosso dei suoi "Colleghi" si era diviso in due parti. Un gruppo diceva che la "grande notizia" sarebbe stata una grandissima cavolata, e che sarebbe magari stata un'altra delle bufale dei porci governatori, un altro gruppo invece fremeva, di sapere cosa avrebbe detto, speranzoso magari di una riduzione sulle tasse, o magari qualche bonus per l'ottimo lavoro svolto in questo periodo, visto anche il miracoloso aumento di cittadini.
    Tamashi non era interessato a questa roba. A lui interessavano solo i suoi soldi e quella bella spada. Sarebbe poi tornato alla locanda per bere un po' di birra e poi andare a letto. Ormai tutte le sue giornate iniziavano ad essere uguali... Ma si sentiva come una strana sensazione addosso. Qualcosa stava per accadere.
    "Magari..." il ragazzo pensava tra se e se, e decise poi che per una volta avrebbe cambiato ulteriormente la sua routine. Si sbattè un pugno nella mano aperta e sorrise. - è deciso. Dopo la bottega si va in piazza. -



     
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    mFzR63w
    Di nuovo quella melodia, di nuovo quelle note calme e malinconiche. Le riconosce, le rimangono in testa, e, ancora prima di riprendere coscienza e svegliarsi completamente, sa già che continuerà a canticchiarle per tutto il resto della giornata. Già, perchè un'altra giornata sta per avere inizio, l'ennesima da quando è approdata senza alcun ricordo nella città di Requiem, l'ennesima in cui dovrà sopravvivere, l'ennesima piena di domande, anche se ormai deve ammettere che il suo animo si sta stancando di porsele senza mai trovare una risposta.
    «Tamina! E' pronta la colazione! » Se anche solo aveva qualche possibilità di riaddormetarsi, ora era sfumata completamente: il suono della voce un po roca della nonnina che l'aveva praticamente adottata, le ricordava quanto dovesse esserle grata per tutto ciò che aveva fatto per lei, perciò, nonostante non ne avesse la minima voglia, si vedeva costretta a dover abbandonare il giaciglio di coperte arruffate sul quale era solita risposare.
    allunga le braccia, tende i piedi e si lascia scappare uno sbadiglio, mentre gli occhi, ancora gonfi di sonno, lasciano intendere la tarda ora alla quale è rincasata la sera precedente. Indossa il suo solito abito di lino bianco, o meglio, che originariamente doveva essere bianco: Tamina non è una di quelle persone troppo attente a non sporcarsi, soprattutto per via delle sue giornaliere scorribande, motivo per il quale quel vestito ormai ha un colorito più giallastro che bianco.
    Con movimenti lenti, scende i gradini in legno della locanda: i piedi nudi e rovinati qua e la da qualche callo o ferita superficiale, ormai sembrano non badare più a quel pizzico delle schegge di legno che talvolta le si vanno a conficcare sotto pelle.
    Il suo solito tavolo nell'angolo, è già apparecchiato con una ciotola di latte e alcuni biscotti; annusa l'aria come solo i cani sanno fare... sono loro, i biscotti che la signora fa direttamente con le sue mani, ma c'è di più: alcuni grissini sottili, dalla punta ricoperta di cioccolato, sono adagiati ordinatamente su un piattino in fianco alla ciotola. Perdendo tutta la sua riservatezza e senza fare troppi complimenti, ci si avventa sopra, sgranocchiandoli come se non mangiasse da giorni.
    « Grazie Sheryl, squisiti come al solito » si lascia andare, boffonchiando con la bocca ancora piena. Sfodera il primo, e forse l'unico sorriso della giornata, per poi continuare a consumare il cibo intonando quella melodia che, come previsto, le è rimasta in testa. « Ancora lei? Non hai ancora scoperto da dove arriva o dove l'hai sentita prima? » Tamina si limita a scuotere la testa: non ci ha mai provato realmente, non sa come fare; vorrebbe chiedere alle persone della città se per caso ne sanno qualcosa, ma come può avvicinarsi a loro se l'unica cosa alla quale sembrano interessati sono il colore particolare dei suoi capelli e dei suoi occhi? « Beh, spero tu lo scopra presto, non se ne può più di questa nenia. » ridacchiando, la vecchia signora si ritira in cucina: sono ormai le dieci del mattino, e tra poco più di due ore, la locanda brulicherà di gente affamata per il pranzo. Come ogni mattina, la signora ha lasciato un piccolo gruzzoletto di monete sul bancone logoro del locale; ormai non c'è più nemmeno bisogno di chiedere, sa già qual'è il suo compito: recarsi dai commercianti al mercato e comprare gli ingredienti per la zuppa che verrà servita per pranzo. Era il minimo che poteva fare per sdebitarsi dell'ospitalità, solamente per questo motivo obbediva senza battere ciglio.

    Una leggera brezza fresca le accarezza il viso, non appena esce dalla locanda: le strade iniziano a brulicare di gente, quel giorno anche fin troppo esagitata e chiacchierona. - Chissà cos'avranno da blaterare - era il pensiero della ragazza, ignara che di lì a poco, avrebbe avuto risposta alla sua domanda.
    Il commerciante di generi alimentari era allegro come suo solito, e Tamina non poteva fare a meno di chiedersi come potesse una persona potesse sprizzare vitalità da tutti i pori alle dieci del mattino. Stava chiacchierando con un altro commerciante, quasi non si fosse accorto della presenza della ragazza irritata davanti al suo banco. « Il Re terrà un discorso proprio oggi! Chissà che cos'avrà di così importante da dire... Ma qualsiasi cosa sia, buon per noi. Il flusso di gente che si andrà a radunare in piazza, dovrà passare di qui e oggi i nostri incassi saranno sicuramente maggiori » Si sfrega le mani, e la ragazza è pronta a giurare di aver visto un guizzo di avidità rischiarare gli occhi dell'uomo, quasi quanto i suoi quando posava lo sguardo su qualcosa di brillante e di valore. Ottenuta finalmente l'attenzione che richiedeva, acquista gli ingredienti richiesti da Sheryl, li ripone nella borsa in stoffa e fa per ritornare alla locanda, quando un pensiero malsano le sfiora la mente: il commerciante aveva ragione, se il Re avesse davvero tenuto un discorso, in piazza si sarebbe radunata tutta la città di Requiem; una folla così numerosa di persone avrebbe sicuramente contato gente proveniente da diversi ceti sociali, magari anche più agiati e... con loro avrebbero avuto con se oggetti di valore da poter rivendere a buon prezzo.
    Lascia immediatamente perdere l'idea di tornare alla locanda, convinta che la zuppa avrebbe potuto aspettare, e inizia a muovere i primi passi in direzione della piazza.

    ► TAMINA ◄

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    Edited by ´shäylïn - 18/11/2015, 17:39
     
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  3. Andrea gr 239
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    Ayase


    Shino

    i5O2NAN Ayase fu svegliata dalla cacofonia di voci che iniziavano a riversarsi nelle strade della città "Ecco questa credo sia la più grande sfortuna di un fauno.........sentiamo troppo bene i suoni" penso fra se e se, si alzo dal letto e si diresse verso la piccola finestra presente nel'angusta camera della locanda nella quale alloggiava, sul palazzo difronte era visibile un manifesto, "eh bhe essere fauni non è così brutto infine.........una persona normale non potrebbe leggere quel manifesto da questa distanza" si disse sottovoce, il manifesto riportava che il re avrebbe tenuto un discorso oggi nella piazza del mercato. Visto ciò si diresse verso una bassa cassa di vimini posta dall'altro lato della stanza, dentro vi era un kimono violaceo e delle lunghe calze di seta del medesimo colore, poco a sinistra della cesta vi era accuratamente adagiata un armatura da samurai di un lucente nero ebano, la giovane volpe passò lo sguardo da un indumento all'altro e infine opto per l'armatura, decise quindi di scendere e di consumare una magra colazione prima di vestirsi. Dopo aver indossato l'armatura e aver preso con se le due katane e il kodachi, sia per difesa personale sia per intimidire i male intenzionati, si diresse a passo svelto verso la piazza nella quale il rè avrebbe tenuto il suo discorso.

    Durante il tragitto molte persone si girarono per guardare la ragazza, alcuni le gridarono dietro brutte parole...... probabilmente per il solo fatto di essere un fauno, non ci volle molto per arrivare alla piazza, decise di appoggiarsi all'ombra di un basso edificio per ripararsi sia dal caldo che dagli sguardi delle persone mentre si sfilava l’elmo al fine di rilassare le sue lunghe e dolenti orecchie da volpe, appoggio l’elmo su un vicino davanzale e prese ad aspettare con impazienza l’inizio del tanto atteso discorso.



     
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    Mitsuko


    Sheba

    i5O2NAN Svegliarsi la mattina. Svegliarsi in un posto diverso dal solito, non era propriamente una cosa nuova per me. Avevo visto così tante cose finora, quindi era naturale che preferissi i posti piu "scomodi" per fare una siesta, piu che altro stalle o anche in riva al fiume. Ma questi erano i primi che mi venivano in mente, sicuramente ce n'erano delle altre a cui la mia schiena avrebbe trovato sollievo.
    Ora mi trovavo qui, seduta sulla terra nuda, come prima cosa presi la mia carta di riso e pulii la katana, partendo dalla base fino alla punta, rimuovendo così ogni possibile granello di polvere. Ripetei questa azione tante volte, almeno finche non mi vidi riflessa sulla lama. Misi la mia lama accanto a me e mi alzai stiracchiandomi, prima di avere un incarico avevo sempre queste mansioni naturali da fare: Svegliarsi, pulire la Katana, controllare di avere ogni indumento a posto. Avendo fatto le prime due, dovevo controllare la terza e malgrado la gonna un po' sporca di fango e anche di terra, decisi di non cambiarmi, bastava solo sciacquare il volto.

    Finite le azioni quotidiani mi diressi al centro città, andando alla piazza principale guardandomi attorno, speravo che qualcuno di loro mi riconoscesse e cercasse qualcuno per un lavoro, non che i soldi che avevo stessero scarseggiando eh, ma piu si avevano e meglio si viveva. Poi va anche considerato che sentivo il bisogno di maciullare qualcuno. Mi fissavo i piedi camminando e non notai subito un certo fermento, solo quando qualcuno mi spinse per passare capii che c'era qualcosa che non andava. Grugnii qualcosa di incomprensibile e fissai minacciosa la persona che mi aveva spinto, neanche una scusa? Si camminava così al giorno d'oggi? "I giovani d'oggi non li capisco proprio eh, pensano di avere il mondo ai loro piedi" pensai tra me e me, seguendo la mia preda.. Se qualcuno non mi assumeva per un lavoro, potevo benissimo trovarmelo da solo qualcuno.



     
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    Tamashi


    Satozuke

    i5O2NAN Si poteva vedere l'evidente delusione negli occhi di Tamashi. La spada era appena stata venduta. - Cazzo. - Stava fissando il commesso che alzava le spalle non sapendo descrivergli il compratore. - Cazzo. - Erano circa venti minuti in cui lui era fermo davanti alla vetrina senza ripetere altro, e a questo punto l'uomo non potè far altro che allontanare il ragazzo.
    Con la stessa espressione bloccata sul viso iniziò meccanicamente a camminare. Aveva voglia di urlare, piangere e gridare... Ma non riusciva a fare nulla di questo. Con un grosso sospiro le emozioni scivolorarono via, e dal mezzo delle persone tirò un potentissimo grido per sfogare tutta la sua tensione, attirando l'attenzione di tutti.
    Tutti lo fissavano... Iniziò anche lui a guardarsi in giro, e dopo essersi chinato per chiedere scusa, si infilò nei vicoli per sfuggire dalla vista delle persone.

    - Che figura di merda... La giornata sta peggiorando... Ora che ci faccio con questi? - Ritirò fuori il sacchetto con le monete lanciandolo su una mano quasi a soppesarlo. - Forse mi prendo un gelato... -
    Fece per dirigersi verso la piazza. Li conosceva un paio di Bar che adorava, un dolce probabilmente lo avrebbe tirato su. Continuava a pensare questo mentre continuava a camminare.

    La piazza era tutta addobbata a festa, erano state posizionate diverse torri in legno dove sopra erano ubicate delle guardie per garantire la sicurezza cittadina. Strinscioni, e addobbi vari spiccavano sui palazzi antichi, e diversi Banditori fermavano le persone per porgere volantini ed informare la gente del grande evento. Tamashi ridacchiò tra sè e sè, e si soffermò un secondo davanti al locale. Una cosa attirava la sua attenzione. C'era una persona seduta lì fuori, era vestita con un'armatura, ma non era una guardia, era... "una volpe?" Vedeva le orecchie da fauna spuntare fuori dall'elmo, dopo che la ragazza se lo tolse per il probabile troppo caldo. Chissà come fa a sopravvivere con quella roba addosso...
    Parlando come al solito con solo sè stesso, si entrò dentro il suo bar "Fortunae".



     
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    Passo dopo passo, ciondolava per le viuzze secondarie della città: avrebbe sicuramente fatto prima seguendo la grande via principale, ma non cercava rogne e non voleva attirare l'attenzione. Tira fuori dalla borsa in stoffa una piccola mantellina nera, la adagia sulle spalle e tira su il cappuccio che le va a coprire completamente i capelli e parte del volto.
    No, questo non lo faceva per non attirare l'attenzione, era il suo assetto da ladra: avevano iniziato a correre diverse voci su un ladro in nero, ma più che incutere timore, creava fastidio e diversi disordini in città. Non aveva mai fatto del male a nessuno, non aveva mai provocato nemmeno delle risse. Si limitava a rubare piccoli oggetti di valore per poi scappare il più velocemente e silenziosamente possibile. E così avrebbe fatto anche quel giorno in piazza, con la differenza che, visto l'evento, sul posto sarebbero state presenti molte più guardie, i controlli sarebbero stati serrati, e un solo errore da parte sua avrebbe potuto costargli la galera.
    Sente un brivido correrle lungo la schiena: la cosa non la turbava affatto, anzi, la elettrizzava. Quella sensazione di pericolo era forse l'unica cosa che al momento la faceva sentire realmente viva, e senza di essa sarebbe sprofondata in una routine che quasi sicuramente l'avrebbe portata alla depressione. Non sapeva il perchè, ma era come se per tutta una vita non avesse fatto altro che starsene seduta a guardare senza mai intervenire in prima linea, e sentiva che questa "nuova vita" sarebbe potuta essere un'occasione di riscatto. Beh, rubare di sicuro non era l'interpretazione migliore che potesse darle, ma al momento non trovava nulla di più rischioso. A quanto le aveva raccontato Sheryl, la città di Requiem era circondata da alte mura, oltre le quali, pochi sapevano che cosa ci fosse; i suoi cancelli non erano mai stati aperti o valicati di frequente, e questo ovviamente rappresentava una sicurezza per i suoi abitanti, ma un limite per coloro ai quali quella cittadina stava ormai stretta. Alza gli occhi al cielo: l'aria è leggermente umida, ma il cielo non sembra minacciare pioggia, è solamente ricoperto da uno spesso strato di nuvole bianche, abbastanza compatto da lasciar penetrare appena i raggi del sole. Si stringe nel mantello, sente freddo, e ancora una volta capisce quanto lei e gli abitanti di quella regione siano diversi: quasi nessuno da quelle parti si lamenta di quello che a lei a volte sembra gelo, anzi, qualcuno ha persino il coraggio di lamentarsi... per il caldo. Era una delle prime cose che le aveva fatto capire di non essere decisamente di quelle parti.

    Il chiacchiericcio si fa sempre più forte ed insistente, e, senza nemmeno essersene accorta, è arrivata in piazza. Alcuni bambini giocano a rincorrersi vicino ad una fontana, schiamazzando e ignorando bellamente i rimproveri delle mamme che vorrebbero evitare di dover rammendare i vestiti non appena rincaseranno. Tamina si lascia sfuggire un sorriso, il che ha del miracoloso visto che è il secondo della giornata: vedere quei bambini così spensierati la rallegra, anche se le piacerebbe ricordarsi anche lei dei giorni felici dell'infanzia.
    Un gruppetto di persone composto da uomini e donne le passa accanto e lei non può fare a meno di sentire i loro discorsi su un qualcosa che, a quanto pareva, stava attirando non poca attenzione quella mattina. - Una fauna? E che cosa diavolo dovrebbe essere una fauna? - Era quello l'oggetto di tanta attenzione, ma nel vocabolario o nelle conoscenze della ragazza, non figurava nulla con quel nome o con le fattezze simili a quelle descritte dai pettegoli. Beh, per una volta, forse, lei sarebbe stata salva dagli sguardi indiscreti delle persone.
    D'un tratto, drizza le orecchie: non gliene importa più nulla di scoprire cosa sia un fauno, qualcosa di più importante e di suo gradimento si sta avvicinando. Segue il tintinnio di monete che ha destato la sua attenzione, cerca di individuarlo...
    Capelli argentei e toga di uno stile inusuale, anche se lei era l'ultima persona al mondo a poter giudicare. Ecco il suo obbiettivo che entra in un bar della piazza, probabilmente per spendere quel gruzzoletto di monete che tintinnavano nella saccoccia. Con passo felpato, confondendosi tra la folla che si stava radunando in piazza, lo segue, gli si avvicina, sentendo le mani formicolare e il senso del tatto farsi più sensibile. Il bar sembra essere decisamente affollato, il che è una situazione che volge sicuramente a suo vantaggio: persone in coda al bancone, chiedono posti a sedere per il pranzo, altre cercano un po di ristoro in bevande fresche in attesa del discorso del re, e la fila quasi continua fino all'esterno del locale. Il fatto che sia piuttosto piccola di statura, la agevola in questa e altre situazioni, riuscendo ad infiltrarsi tra la fila giusto davanti al ragazzo. Già, un ragazzo... anche questa è un'ottima cosa che può giocare a suo favore.
    Un omaccione grosso quanto un armadio a tre ante, ciondola impaziente e in attesa di essere servito, ed è in quel momento che Tamina decide di mettere in atto il suo piano: si lascia volontariamente spintonare dall'uomo, finendo per urtare anche il ragazzo dai capelli argentati e, non appena vi è il contatto, fa scivolare la mano all'interno del kimono per sottrargli un piccolo sacchettino in stoffa contenente le monete tanto desiderate. Nell'impatto, il cappuccio che prima le copriva il viso, torna ad adagiarsi sulle sue spalle. « Ops, chiedo scusa... Sia per lo spintone che per la figuraccia » sfodera lo sguardo da cerbiatta, palesemente finto come la sua espressione leggermente imbarazzata. Senza aggiungere altro, passa oltre la figura del ragazzo, nascondendo il sacchetto in una delle tasche interne della mantella, dirigendosi verso l'uscita del bar: non mancava poi molto al discorso del re, le sue tasche erano piene, e tanto valeva restare per ascoltare ciò che aveva da dire.

    ► TAMINA ◄

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  7. Andrea gr 239
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    Ayase


    Shino

    i5O2NAN Era da un po che la giovane Shino se ne stava seduta in un angolo vicino all'entrata del bar Fortunae, non voleva entrare per sentire l'ennesimo barista urlarle contro di uscire minacciandola con un asse di legno o con un coltello, mentre se ne stava li seduta vi era un ragazzo difronte a lei, a una decina di metri, dai capelli argentei intento a decidere se entrare o meno nel locale per prendersi probabilmente qualcosa di fresco, "e vorrei prendere anche io qualcosa di dissetante ma no posso........almeno che poi non voglia essere colpita da una spranga o presa a pugni dai clienti", mentre pensava ciò il ragazzo era già entrato e si era messo in fila al bancone per essere servito, ma quello che colpi Ayase fu una bassa ragazza scalza con un pesante e lungo mantello nero che seguiva da vicino il ragazzo appena entrato "Mhmmm..........questa non mi convince" pensò.
    Pochi istanti dopo si alzo da terra e si mise accanto allo stipite della porta per osservare meglio quello che sarebbe successo, la ragazza vestita di nero andò a urtare accidentalmente contro il tizio dai capelli argentei, dopo essersi scusata si girò per uscire di fretta dal locale, ora la giovane volpe poteva vederla in faccia, lunghi capelli cremisi e occhi rossi quasi del medesimo colore che guizzavano da una parte all'altra del bar come per controllare i presenti e le loro prossime intenzioni, in quel momento la mete di Ayase collego le due cose " che strano........entra nel locale urta una persona accidentalmente e poi si dirige verso l'uscita........troppo strano ci sono solo 4 persone in fila all'interno lei compresa...........io questa adesso la fermo se poi non e come penso mi inventerò qualcosa per giustificarmi". Shino non amava fare la ficcanaso o intromettersi nella vita altrui, ma non sopportava la disonestà dei ladri, appena la ragazza le fu di fianco la afferrò saldamente con la mano sinistra per una spalla e con la destra estrasse il kodachi poi si girò per chiamare il giovane dai capelli argentei "HEY......tu........si te dai capelli argentei........credo che questa di abbia appena borseggiato.......potresti venire qui un attimo?", serrò maggiormente la presa sulla ragazza preparandosi per l'imminente e lunga "conversazione".





    Edited by Andrea gr 239 - 19/11/2015, 17:13
     
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    mentre il ragazzo si controllava freneticamente le tasche e si dirigeva al di fuori del locale serrò maggiormente la presa sulla ragazza che stava assumendo un espressione di falsa innocenza con una malcelata dose di preoccupazione.

    Andre! Stai attento! Non puoi dire come reagiremo! Puoi fermare effettivamente Tamina, ma non come reagisce, idem per Tamashi. Non sai come reagiranno e non puoi dire tu cosa faranno. Puoi controllare solo la tua pg e gli npc >.<
     
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  9. Andrea gr 239
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    cazzo sorry metto subito a posto
     
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    Mitsuko


    Sheba

    i5O2NAN Mi stavo quasi per sentir male... C'erano sempre piu colori intorno a me e a ogni colori corrispondeva qualcuno "o qualcosa" pensai tra me e me, mentre osservai una volpe con un armatura fuori da un locale, anche se non stava poi tanto ferma eh, sembrava che piu che messa da sola, qualcuno avesse messo quell'animale li dentro, forse per spaventare qualcuno. "e' ancora viva pero eh, certo che ne ha di energie" non tutti avrebbero potuto sopravvivere con questa afa. La osservai per qualche secondo, poi alzai lo sguardo per osservare la locanda e il pallore che emanava e tirai dritto. Non avevo ancora fame e anche fosse non avrei di certo mangiato li dentro. Se proprio dovevo andare a mangiare, sarebbe stato un posto fuori mano, dove non si incontravano persone, probabilmente avrei cacciat una lepre o un pesce e avrei mangiato, almeno sapevo quel che c'era dentro.
    Proseguendo il mio lungo cammino, che poi di lungo non aveva niente, visto che ogni dieci secondo dovevo fermarmi per non esser spinta, arrivai a un incrocio e presi la prima a destra. "Troppa gente, troppa gente...." pensai sempre tra me e me, poggiando la schiena contro il muro di pietra, non scura eh, una strana colorazione marroncina "Fra tutti i giorni in cui potevo andare in città, dovevo scegliere proprio questo? C'e fin troppa gente e non mi piace, quasi non si respira" mi dissi accarezzandomi un braccio osservando i colori del cielo. Piu di una volta, in mezzo a quella folla, ero stata tentata di dare un pugno a qualcuno, erano fin troppo vicini e il mio spazio vitale non lo dividevo con nessuno... Nemmeno coi bambini. Loro erano i peggiori, sempre tra i piedi a guardarti con quegli occhioni, non li sopportavo. In piu la prima vittima che avevo steso era un bambino viziato e presuntuoso, che credeva che pagandomi di piu di quelli che mi avevano ingaggiato, avrebbe avuto salva la vita... Povero sciocco, lo pensavo anche allora, mentre lo trucidavo. Non avrei mai fallito un incarico. Anche i sicari/mercenari hanno il loro orgoglio e quando fanno un patto quello è per sempre. Non si basavano certo sull'oro di una persona.
    Scossi la testa e mi scostai dal muro proseguendo verso la Piazza, in quella stradina non c'era quasi nessuno, forse per i negozi che c'erano sulla via principale "fosse per me... Li brucerei uno a uno" pensai quasi fantasticando su qualcosa del genere. Arrivata in prossimità della Piazza mi fermai, non potevo farmi vedere troppo in giro, non che ci fosse qualcosa di male nel lavoro che faccio eh, ma si creavano sempre dei problemi, c'era sempre qualcuno che ti cercava e non per ingaggiarti, tutt'altro.. Bisognava vivere nell'ombra e non avendo una maschera da indossare o un qualche tipo di travestimento, era facile capire chi ero. Soprattutto a causa dei miei capelli così rossi, erano un punto indicativo in lontananza.



     
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  11. boccibus
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    ???


    ???

    i5O2NAN Se ne stava lì già da quasi un'ora. Appoggiato al bancone del bar Fortunae, proprio davanti all'entrata. Non che avesse i soldi per prendere qualcosa, stava solo ingannando il tempo aspettando il discorso del re. Si era rimesso gli abiti con cui si era risvegliato a Requiem tempo prima, un paio di pantaloni logori e una tunica. Non gli era sembrato il caso di indossare in pubblico il suo nuovo “travestimento”, che però si portava comunque dietro, in uno “zaino di fortuna” (che poi non era altro che un sacco legato con una corda). Fissava il vuoto da qualche minuto. Chiunque avrebbe detto che stesse dormendo in piedi, mentre in realtà, nella sua testa, stava avendo un'altra “conversazione” con la voce che lo tormentava da giorni, alla quale però iniziava ad abituarsi. “Allora? Qand'è che ci si diverte?” -“Piantala. Non sono ancora sicuro di voler fare come dici tu. Dovrei cercare di ricordarmi chi sono...da dove vengo....non credi?”- “Ancora con questa storia?! Te lo ripeto: non avere un'identità è un vantaggio. Ti rende impossibile da rintracciare, qualunque cosa tu faccia; nel bene....o nel male. Ti rende....libero.”- “ Sì, ma perché dovrei fare proprio ciò che suggerisci tu?”- qui la voce si fece più insistente, quasi ipnotica- “ Perché è DIVERTENTE! Ora rilassati, vedrai che ti piacerà.”- “ Ma sì....forse hai ragione.”. In quel momento qualcosa lo riportò alla realtà. Una ragazza con un paio di orecchie da volpe, aveva appena fermato una persona all'entrata del bar e ora si stava rivolgendo ad un ragazzo coi capelli argentei. Aveva detto qualcosa su dei soldi.....un furto, probabilmente. Non era difficile intuire che di lì a poco sarebbe scoppiato un putiferio. Anche il barista si era voltato un attimo ad assistere alla scena e lui ne approfittò: sporse leggermente il braccio dietro il bancone, dove erano appesi alcuni utensili da cucina e afferrò il coltello più grosso che gli capitò sotto mano, nascondendolo poi sotto ai vestiti. “Questo tornerà utile!”- “D'altronde per comprare il tuo stupido travestimento ho speso tutto quello che avevo e sono praticamente disarmato. E ora vediamo che ha intenzione di fare la ragazza-volpe: potrebbe essere interessante.....”





    Edited by Dex The Wolf - 21/11/2015, 13:41
     
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    Tamashi


    Satozuke

    i5O2NAN La giornata continua. Era quasi il suo turno nella fila, e stava tirando un grosso sbadiglio per la noia. L'unica cosa successa era stata la ragazza finitagli addosso pochi minuti prima, desiderava che succedesse qualcosa... Non aveva idea che suo malgrado, i suoi desideri si sarebbero avverati.

    Qualcuno tentò poi di attirare la sua attenzione - HEY......tu........si te dai capelli argentei........credo che questa di abbia appena borseggiato.......potresti venire qui un attimo? - Era la volpe in armatura di prima, stava tenendo saldamente per un braccio la ragazza con cui si era accidentalmente scontrato. Ora che la guardava meglio, si era appena reso conto che la giovane era scalza e indossava un mantello logoro. Qualcosa gli si mosse nello stomaco mentre si avvicinava all'improbabile duo.
    - Borseggiato? - Si infilò una mano nella tasca e si rese conto che il suo sacchettino era assente. Un sorriso gli apparve sul volto fissando la ragazza di cui ora notava meglio i dettagli del viso. Era molto carina e dall'aspetto decisamente inusuale, proprio come lui. Girò poi il volto verso la bionda fauna. Sembrava aver preso particolarmente a cuore la questione anche da come stava stringendo la ragazza.
    Prima di dire qualsiasi cosa si accostò vicino al volto della "ladruncola" - Mi puoi prestare dieci monete d'oro? Giusto quello che mi serve per pranzare, il resto è tuo. - Le sussurrò questo in un orecchio. Poi si riallontanò e le facendole un occhiolino, per rivolgersi alla tizia in armatura: - Hey... uh... tizia. Grazie per il tuo aiuto, ma non ho bisogno di nulla. Sei... credo libera di andare. O vuoi sederti con noi magari a bere qualcosa? -
    Voleva aggiungere qualcosa ma fu messo in malo modo da parte dall'omone di prima, attirato dal casino creato dalla strana situazione. Era molto muscoloso, probabilmente, un soldato. Un analisi minuziosa del personaggio partì involontariamente nella testa del ragazzo mentre il tizio metteva da parte la fauna per alzare da terra la ragazza. - Tu. Capelli rossi... Credo ce ne siano poche di ragazze come te a giro. - La frase fu pronunciata con una voce grave e bassa, lasciava intendere qualcosa di sicuramente poco carino nei confronti della piccola rossa. L'uomo attaccò violentemente la ragazza contro il muro mentre e le iniziò a ripetere che aveva fatto l'errore più grande della sua vita. Non avrebbe mai dovuto uccidere dei membri della sua banda, infine lanciò un fischio con le dita. Sette uomini grossi quanto lui, si alzarono da un tavolo, tirando fuori da sotto i vestiti coltellini ed altri oggetti appuntiti. Si dirigevano verso la ragazza e... decisamente non semrbavano avere buone intenzioni.
    La gente nel povero "Bar Fortunae" entrò nel panico più totale. Tutti scappavano per trovare un nascondiglio e sperare di allontanarsi il più possibile. Qualcuno gridò. Ma un elemento in particolare venne recepito da Tamashi, sembra che qualche cliente avesse usato come definizione "Black Venom" ma... non era sicuro. Afferrò al volo una scopa da terra e si rialzò. Aveva pochi minuti prima che qualcuno chiamasse le guardie. E con il canino iniziava adesso a mordicchiarsi il labbro inferiore in un sorriso.



     
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    Tutto sembrava essere andato secondo i piani. Nel bar sembrava essere ancora tutto tranquillo, nessuno si era insospettito più di tanto, troppo indaffarati a superare la fila per placare lo stomaco vuoto.
    Tira un sospiro di sollievo, allo stesso tempo anche i battiti del suo cuore iniziano a rallentare: sono ormai alcune settimane che si da ai piccoli furti, ma non ne va mai fiera e soprattutto non le lascia mai una bella sensazione addosso.
    Fa per uscire dal bar, quando una mano esile ma dalla presa forte e sicura le afferra saldamente una spalla. Il cuore si ferma per qualche istante, mentre un brivido inizia a percorrerle la schiena: non è paura, è un qualcosa di molto più pericoloso. Avete presente un animale selvatico? Si lascia guardare solo da lontano, ma se qualcuno invade il suo spazio vitale senza il suo consenso, può essere una mossa talmente stupida da rimetterci la vita.
    Volta la testa in direzione della persona che ha osato coglierla alla sprovvista, giusto in tempo per vedere il bagliore della lama della kodachi che il suo interlocutore stava brandendo tra le mani. « Cazzo... » Alza lo sguardo: un'armatura scintillante ricopre il corpo di quella che aveva tutta l'aria di essere la tanto chiacchierata fauna. O almeno così dedusse Tamina, visto che un paio di orecchie su un essere umano non le aveva mai viste. Gli occhi cremisi di Tamina erano ora puntati in quelli azzurri della giovane ragazza: non sembrava certamente avere buone intenzioni, e, cosa ancora più importante, sembrava non essersi accorta dell'errore che aveva appena commesso. « HEY......tu........si te dai capelli argentei........credo che questa di abbia appena borseggiato.......potresti venire qui un attimo? » Ovviamente si stava riferendo al tipo al quale aveva appena sottratto il fagotto di monete e che ora, attirato dalla sua voce, si stava dirigendo verso di loro. « Hey gattina, questa ha un nome e... » con un gesto veloce e deciso le afferra il polso per poi scostare la sua mano dalla spalla « tieni le mani a posto. Quella non ti servirà a nulla, ma devi essere parecchio insicura delle tue doti, se addirittura sei pronta a sguainare la tua lama contro una persona disarmata. Incuto così tanto timore? » Ora libera dalla presa, avrebbe potuto scappare, correre più veloce che poteva e sparire tra la folla. Ma non lo fece, sarebbe stata una mossa troppo stupida da parte sua. Nel frattempo il ragazzo dai capelli argentei le aveva raggiunte, ma non sembrava essere troppo sconvolto dall'accaduto o sul piede di guerra. Avrebbe quasi detto che la fauna avesse preso più a cuore la situazione ti quanto stava facendo lui stesso.
    - Due volte in una giornata - Il ragazzo si era avvicinato pericolosamente a lei, tanto da costringere Tamina, ora con gli occhi puntati sul ragazzo, ad indietreggiare leggermente per non permettergli di avvicinarsi troppo al suo viso. Sgrana gli occhi quando sente le parole sussurrate dal capellone argentato. Tenere il resto? Seriamente? Rilassa la muscolatura testa: era pronta a difendersi in caso il ragazzo avesse provato ad attaccarla e fargliela pagare per ciò che aveva fatto, o a scappare dalle guardie in caso avesse deciso di avvertirle... ma tutto quello che successe, fu il nulla più totale.
    « Hey... uh... tizia. Grazie per il tuo aiuto, ma non ho bisogno di nulla. Sei... credo libera di andare. O vuoi sederti con noi magari a bere qualcosa? » Noi?? Non sapeva bene cosa dire o fare davanti a quella situazione che sicuramente aveva dell'anormale, o forse era solo il ragazzo ad esserlo: lei lo aveva appena borseggiato, e tutto ciò che voleva era sedersi a bere qualcosa. Era decisamente anormale.
    « Ascolta, io... » non ebbe il tempo di finire la frase che tutto accadde troppo velocemente anche solo perchè Tamina si rendesse conto o potesse reagire. Si sentì mancare la terra da sotto i piedi mentre un paio di mani potenti iniziavano a stringerle la vita. Socchiuse involontariamente gli occhi e trattenne il respiro quando la schiena andò a sbattere contro il muro interno del bar, sentendo le ossa dolorare ma non rompersi del tutto.
    Quando li riaprì constatò che si trattava dell'omone che aveva spintonato prima, e che ora sembrava avercela con lei per una qualche insensata ragione. Blaterava qualcosa sull'uccisione di alcuni suoi compagni, e su una punizione che le sarebbe stata inferta da lì a breve. Al solo suono del suo fischio, si presentarono altri sette uomini, tutti armati fino ai denti, tutti con lo sguardo ricolmo di odio puntato verso di lei. « Non so di cosa tu stia parlando... » disse lei con un filo di voce, respirando a malapena a causa della botta alla schiena e tossendo leggermente. Voltò la testa lateralmente, quel tizio che le stava ad un palmo dal naso aveva un alito che avrebbe steso persino una persona priva di olfatto.
    Sorrise debolmente « ma guardatevi... sette omoni armati prendersela con una ragazzina. Hey... mi sento lusingata, così tante persone hanno paura di me... potrei quasi decidere di arruolarmi. » Sorride nuovamente, anche se da ridere non c'era veramente nulla: la situazione stava degenerando, nel bar si era scatenato il panico non appena gli uomini avevano sguainato le armi, e di li a poco sarebbero potute intervenire le guardie che magari l'avrebbero tirata fuori dai guai... ma lei nei guai ci sarebbe andata lo stesso, quel casino era scoppiato per quel fagotto di monete rubate. Pensa velocemente, pensa alle soluzioni possibili. Se ne presentano solo due nella sua testa, una più pacifica e l'altra più rischiosa, ma Tamina ha da sempre seguito l'istinto.
    Spalanca la bocca e scoprendo i canini affilati e impianta i denti nel polso dell'uomo, sentendo i denti affondare nella sua carne. Non riesce a fargli male quanto vorrebbe, ma abbastanza da fargli allentare la presa dai suoi fianchi e riuscire a tornare con i piedi per terra. Con un gesto veloce sfila dal fodero, attaccato ai passanti dei pantaloni in pelle, la sciabola dell'uomo, per poi allontanarsi velocemente dalla sua portata. « Mi hanno appena accusata di essere una ladra, diamo loro un ulteriore prova. » Se solo quel giorno avesse portato con sè le sue due daghe... Non sapeva nemmeno da che parte iniziare o come impugnare correttamente quell'arma così pesante e ingombrante, ma di sicuro non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi in una situazione del genere. Era solo uscita a fare la spesa.
    « Stupida ragazzina, cosa pensi di fare? Quasi non mi par vero che sia stata proprio tu ad uccidere i miei uomini » sputò per terra, per poi riprendere ad avanzare completamente disarmato verso di lei.
    « Forse proprio perchè non sono stata io? » ma come avrebbe potuto provarlo? In fondo la descrizione sembrava calzare a pennello. Ancora una volta, il suo aspetto la metteva nei guai, quasi fosse una maledizione destinata a tormentarla per tutta la sua vita.

    ► TAMINA ◄

    "if you can hear me now , I'm reaching out to let you know that you're not alone; and you can't tell, I'm scared as hell...so just close your eyes ,well honey here comes a lullaby, your very own lullaby "


     
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  14. Andrea gr 239
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    Ayase


    Shino

    i5O2NAN La situazione stava degenerando troppo in fretta all'interno del piccolo bar, "cazzo non doveva finire così........", quel pensiero era un chiodo fisso insieme a quello del suo più prossimo futuro, sempre che ce ne fosse uno per lei data la situazione. Mise via il kodachi e sguainò la coppia di katane che aveva con se dirigendosi verso la ladruncola e fermandosi a pochi metri da lei, i restati membri del gruppo di banditi avevano formato una sorta di cerchio al fine di impedire la fuga della ragazza e ora anche quella di Ayase che le stava accanto. Si giro verso la persona che era stata forse la causa di tutto e disse "senti rossa..........probabilmente vorrai uccidermi e ti capisco.......ma sarebbe meglio collaborare per cercare di uscirne vivi e possibilmente prima che arrivino le guardie......... a meno che tu non voglia dividere con me una cella per il resto della tua vita.........sempre se siamo fortunate" detto ciò si preparo all'imminente combattimento.



     
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    Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti

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    Mitsuko


    Sheba

    i5O2NAN trattenni uno sbadiglio di pura noia, anche se non avevo fatto ancora colazione era la noia che stava sovraggiugendo. Tutti sembravano animati da qualcosa o qualcuno, come se qualcuno li stesse accendendo con un fiammifero. Appoggiandomi al muro costantemente fissai una coppia e poi un'altra che stavano parlando di qualcosa, tutti felici e contenti. "Felici e contenti di cosa? Baaah proprio non li capirò mai. Certa gente pensa che esser felici sia per sempre... Certe perle da dove le prendo?" mi chiesi grattandomi il mento. Annusai l'aria e mi si drizzavano i peli delle braccia, stava succedendo qualcosa, il mio sesto senso sbagliava raramente.
    Mi guardai intorno e sporsi il volto da fuori il vicolo per vedere meglio le persone e decidendomi, mi misi il cappuccio del mantello in testa ed entrai in Piazza, passare per la via di prima poteva anche andare, ma non era meglio stare in mezzo alle persone? Che cosa contorta che avevo in mente... Passare per un vicolo da sola avrebbe attirato piu attenzione rispetto che stare in mezzo alle persone con cappuccio? Forse si. Andai nella stradina adiacente fermandomi quasi subito. Troppi. Colori. Caleidoscopi? Mi girava un tantino la testa e spinsi letteralmente una donna con la bambina ringhiandole contro qualcosa, erano troppo lente, avrebbero anche potuto spostarsi e lasciarmi passare no?
    Un forte dolore alla base del cranio, che pian piano si spostava. "È il cosiddetto dolore pulsante, giusto? Non che mi intenda di dolori psichici, molto meglio quelli fisici. Un po' di whisky sulla ferita e si sta subito meglio" anche se il whisky era buono anche da bere. Camminai per un po', finche non mi fermai davanti al bar di prima, dove prima c'era quella mezza volpe. C'era una certa folla li fuori e sembrava che stessero anche facendo delle scommesse.
    10 monete d'oro sulla rossa disse un tipo ridendo facendo anche qualche altro commento inappropriato, non degno delle mie orecchie, mi stava facendo venir voglia di strappargli un braccio e annodarglielo intorno al collo, facendo anche un fiocco.
    Ma andiamo amico! Che dici? 15 sul colosso ribatté uno dei suoi compari. Li osservai per qualche secondo e aspettai che puntasse anche il terzo: baaaaah secondo me vince quella con le orecchie da gatto: 10 monete.
    Mi sporsi per vederle meglio e quasi sorrisi. La rossa sembrava quasi ne guai, ma si vedeva che sapeva difendersi, così come la gattina... "Non posso chiamarle una rossa e una gattina, che razza di soprannomi sono? Baaah mi adeguerò a loro." Cercai nella mia tasca e presi anche io 10 monete e le misi sopra ai tre che mi fissarono, feci un microscopico sorriso copro la scommessa. Dieci sulla rossa dissi annuendo. Se avesse perso l'avrei ammazzata. Le loro facce erano abbastanza uniche, avevano un unica domanda ed si poteva riassumere benissimo anche così: chi è questa qui?
    Ma era molto meglio coprire la scommessa che proporsi come banco, avrei sempre potuto andar via con tutti quei soldi.





    scusate... Non so perche mi è venuta in mente questa cosa delle scommesse. Ahahahah


    Edited by phoebe' - 24/11/2015, 21:52
     
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21 replies since 18/11/2015, 15:07   709 views
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